#HASHTAG
Pier Raffaele Platania
Kairòs Androne in Arte, Noto
Maggio 2017
Hashtag e Polaroid sono concetti diversi ed inevitabilmente tra di essi anacronistici.
Il primo racchiude la precaria stabilità della società liquida, bulimica e frenetica, social, etichettante. Il secondo rimanda all’incrollabile fascino dell’irripetibilità, privilegio autentico, istantaneo mistero.
Essi costituiscono il titolo e il formato di stampa fotografico scelti da Pier Raffaele Platania; concetti che pensati insieme diventano unione, commistione, fusione ricercata dall’esito attuale che consegna visioni moderne e congela attimi, sventrandoli dalla memoria di uno smartphone, scrigno e possessore delle nostre più intime immagini. A legare i nove scatti in mostra non sono i luoghi fisici né i soggetti, tantomeno il tempo materiale, bensì sono i loro “omonimi interiori”. Si pensi infatti all’effimero spirituale di un non luogo, alla riconoscibile apparenza di un’identità che ci appare familiare, ed al tempo che non è scandito dallo scorrere di lancette ma è allentato e aperto come in uno stato di lieve torpore. Come di fronte ad un non finito cronico, quello che le fotografie di Platania celano è molto di più di quello che palesano, così dinanzi allo scatto #DoveSei personalmente verrebbe da commentare, in Magrittiana memoria, “Ceci n’est pas une chaise” oppure osservando #theTeatre verrebbe da accarezzare la luminosa fragilità dei rapporti umani esposti al palcoscenico della vita; ancora #StateofMind ci pone davanti al filtro angosciante del lento oscillare frastagliato di edifici gemelli ed automobili, e città; #shopping, #theTree e #aPiscaria ci riportano all’apparente vivere comune in scorci e vicissitudini quotidiane; #sant’Agata pone l’attenzione sull’aspetto più pubblicamente celebrato di un’intima fede e devozione; #artistShadow è la penombra di fine giornata, è quel vetro sottile tra il dentro e il fuori, è il non ancora ed il non del tutto; ed infine #earlymorningvisions ci riporta alla mente immagini e significati quanto mai attuali di recinzioni e bambini, infanzia deturpata ed inerte, e muri per terra e per mare.
Come vetrine di negozi agghindati, allestite di sogni, desideri, ci spronano ad entrare, a scrutare ed a possedere, così le fotografie di #Hashtag ci inducono a passaggi interiori di riflessione, scuotendoci dall’apatia delle risposte immediate e disabituandoci alla semplicità.
E ciò è bene, e ciò è Arte; oggi più che mai necessaria, oggi più che mai, necessità.
Laura Cavallaro